14 giugno 2025
Il piano di "Putin"
Giorni fa, durante un'udienza a porte chiuse al Senato degli Stati Uniti, Pavlo Palisa, Vice Capo dell'Ufficio del Presidente ucraino, ex-comandante della 93a Brigata meccanizzata separata "Kholodny Yar", che ha combattuto a Bakhmut e in molte altre zone difficili, ha affermato che l’intelligence ucraina ha informazioni sui piani della Russia per i prossimi due anni.
In breve: entro l'autunno del 2025, le Forze Armate russe prevedono di conquistare completamente le regioni ucraine di Donetsk e Luhansk e di creare un'ampia zona cuscinetto lungo il confine con l'Ucraina entro la fine del corrente anno.
Questo è l'intendimento.
Nel 2026, le Forze Armate russe andrebbero oltre, perché il piano di "Putin" è di impadronirsi di tutta l’Ucraina a est del fiume Dnipro, nonché di occupare le regioni di Odesa, Mikolaiv e Kherson, privando l’Ucraina dell’accesso al Mar Nero.
Il famoso "corridoio terrestre", che “dovrebbe” giungere fino alla Transdnistria e da lì espandere il contagio alla Moldova.
Ovvero ciò che la Russia intendeva togliere facilmente all'Ucraina invadendo...
Fonti nei servizi segreti americani e europei ritengono che la Russia abbia davvero un piano del genere e che abbia già iniziato ad attuarlo, perché nella seconda metà di maggio e all'inizio di giugno l'intensità degli attacchi russi e il ritmo dell'avanzata russa in Ucraina sono aumentati in modo significativo.
Le parole dell'inviato ucraino hanno fatto una grande impressione sui senatori americani, il che è un buon segnale, poiché da quasi sei mesi Trump cerca con insistenza di convincere la società e i politici americani che "Putin è una persona normale".
Lo scopo del discorso di Pavel Palisa è molto probabilmente quello di rafforzare nei senatori USA l'opinione che è necessario continuare a sostenere l'Ucraina o addirittura di aumentare il volume di tale assistenza.
Quanto seriamente dovrebbero essere presi in considerazione tali piani?
A giudicare da quanto abbiamo sentito negli ultimi tre o quattro mesi, il comando militare russo è giunto alla conclusione che non sarà in grado di conquistare l'intero territorio dell'Ucraina e nemmeno l'intera parte orientale dell'Ucraina.
Per questo, semplicemente, in Russia non ci saranno abbastanza risorse, dati l'attuale livello di gestione delle truppe, la qualità di queste truppe, il tasso di reclutamento dei rinforzi, il tasso di produzione di carri armati, veicoli blindati, droni e artiglieria.
Pertanto, fonti presso il Ministero della Difesa e l'Esercito russi suggeriscono che gli obiettivi reali siano in realtà molto più modesti e corrispondenti a quanto detto da Pavel Palisa relativamente ai piani per il 2025: l'occupazione delle restanti parti delle regioni di Donetsk e Luhansk e la creazione di una zona cuscinetto al confine tra la Federazione Russa e l'Ucraina, tanto voluta da "Putin".
Per conquistare la regione di Donetsk, le Forze armate russe devono prima raggiungere l'agglomerato di Slavyansk-Kramatorsk da tre lati, cosa che stanno attualmente cercando di fare le truppe russe del GV Sud, GV Ovest e GV Centro nelle direttrici di Toretsk, Lyman, Seversk e a Chasiv Yar.
Una volta completato questo compito, inizierebbe un assalto o un tentativo di accerchiamento e blocco completo di Slavyansk e Kramatorsk.
Gli ufficiali russi sono convinti che i restanti sei mesi del 2025 non saranno sufficienti: a luglio inizierebbe la battaglia per Konstantinivka, ma questa è un osso più duro di Avdiivka, che a suo tempo ha richiesto cinque mesi di lavoro, senza contare il fatto che essa era stata presa d'assalto fin dall'inizio della invasione e che se ne sono occupate le truppe di "Wagner", che all'epoca erano il fiore all'occhiello delle capacità di combattimento russe, perché non erano truppe governative, ma una organizzazione privata.
Anche se i russi riuscissero a raggiungere Slavyansk e Kramatorsk più velocemente, si tratterebbe di due grandi città per gli standard del teatro ucraino, per giunta sono fortificate e richiederebbero almeno altri sei mesi di lavoro, ma solo se gli ucraini assumessero un atteggiamento "gentile".
I pianificatori militari russi sono quindi convinti che, senza una mobilitazione a tutto campo in Russia, non sia realistico portare a termine i compiti nelle regioni di Donetsk e Luhansk entro i tempi stabiliti.
Secondo loro, è persino irrealistico il raggiungimento del Dnipro anche dopo la mobilitazione.
L'11 giugno, durante una riunione speciale per definire i parametri del programma statale di armamenti per il periodo 2027-2036, l'uomo che ora impersona Putin ha parlato: le sue parole sono ovviamente dettate dal Politburo che da tempo gestisce la Federazione Russa.
I punti principali del discorso sono stati i seguenti:
- le forze di terra sono la forza dominante nelle operazioni militari;
- è necessario, nel più breve tempo possibile, "aumentare le loro capacità di combattimento, creare solide basi per lo sviluppo e garantire lo sviluppo di modelli e sistemi d'arma avanzati con le più elevate caratteristiche tattiche e tecniche e risorse di modernizzazione".
Le apparentemente generiche e ovvie parole sono in realtà importanti: in primo luogo, perché ricalcano le disposizioni generali di un rapporto segreto che il nuovo comandante in capo delle Forze di terra russe, Colonnello Generale Andrei Mordvichev, stava preparando per i vertici russi.
Dopo le sue operazioni di successo nei pressi di Avdiivka e Pokrovsk nel 2024, successo inteso secondo gli attuali standard russi, Mordvichev ha attirato l'attenzione della leadership russa e ha iniziato a essere preso in considerazione come sostituto del Capo di Stato Maggiore russo, Valerij Gerasimov, che compirà 70 anni l'8 settembre, raggiungendo l'età massima di pensionamento in quel ruolo.
Dall'autunno del 2024, Mordvichev propone una riforma radicale delle Forze di terra, che questa volta non si baserà su fantomatiche "tecnologie senza pari", di cui la Federazione Russa comunque non dispone, ma sull'introduzione di soluzioni semplici ed economiche che hanno dimostrato la loro efficacia durante l'invasione dell'Ucraina.
Secondo fonti interne, le iniziative di Mordvichev hanno incontrato la resistenza di Valery Gerasimov e dei suoi vice, ma per ora il conflitto interno sembra essersi è concluso a favore di Mordvichev.
Si tratta del secondo caso, in tempi recenti, in cui un comandante di gruppi dell'Esercito russo in Ucraina giunge a preparare un rapporto riservato per Putin, scavalcando la gerarchia e Gerasimov.
Il primo fu Mikhail Teplinsky, che occupò il sud dell'Ucraina nell'estate del 2023.
In seguito, Teplinsky fu "esiliato" per comandare il gruppo Dnipro, dove gli si oppone l'ucraino Najev, che lo sta facendo penare.
Mordvichev fu promosso e nel maggio 2025 divenne il nuovo Comandante in capo delle Forze di terra.
Ciò significa che almeno per il momento il piano di Mordvichev incontra i favori della leadership e che gli è stata data l'autorità di attuarlo.
Il secondo motivo per prendere sul serio il discorso di "Putin" è il fatto che le tesi da lui espresse non solo erano incluse nel rapporto Mordvichev, ma anche in una corposa presentazione, di autore ignoto, preparata per il leader, con piani per azioni e misure concrete che nelle intenzioni sarebbero capaci di ribaltare in generale la situazione militare negativa per la Federazione Russa.
Tale rapporto è stato scritto frettolosamente subito dopo l'attacco ucraino alle basi strategiche dell'aviazione russa del 1° giugno.
Secondo le fonti, la leadership russa ne ha ricevuto una versione cartacea il 2 giugno e l'11 è stata annunciata la parte che riguarda i cambiamenti nell'Esercito.
La terza ragione è quella parte del rapporto e della presentazione di Mordvichev che i vertici russi non hanno ancora espresso: l'escalation del conflitto e il suo trasferimento dall'Ucraina al territorio di altri stati "vicini" della Federazione Russa.
Ciò avverrebbe per provocare una divisione tra i membri europei della NATO e nei paesi dell'UE, per dimostrare la forza delle truppe russe, di cui in molti dubitano seriamente nel quarto anno di guerra in Ucraina.
“Putin”, il Politburo, il Cremlino… questa cosa qui, insomma, intenderebbe portare i "mocciosi", secondo l'interpretazione di "Putin" dei Baltici, fuori dall'Europa, costringendoli a trattare.
In tali trattative, la Russia si aspetta di ottenere la interruzione degli aiuti militari all'Ucraina, il riconoscimento delle rivendicazioni della Federazione Russa sul territorio dell'ex-URSS in Europa e, in generale, un indebolimento della pressione politica ed economica sulla Russia.
C'è ancora qualcuno che ricorda come in Russia abbiano "sottovalutato" le sanzioni, giungendo persino a considerarle "benefiche" e controproducenti per chi le attua?
Ebbene, sono due anninalmeno che la Russia implora che esse siano almeno ridotte, tanto benefiche e controproducenti sono.
In più di tre anni di invasione dell'Ucraina, le Forze Armate russe hanno ottenuto risultati molto limitati sul terreno.
Sì, quasi tutta l'Ucraina orientale e parte del sud sono state conquistate, ma questi risultati non hanno resa più vicina la vittoria nella guerra e non hanno conferito alla Russia un vantaggio strategico.
Le Forze Armate russe hanno letteralmente bruciato nelle zone di combattimento le scorte di carri armati, artiglieria e veicoli blindati che erano state accumulate fin dall'epoca sovietica.
La nuova produzione, che ha raggiunto il picco nel 2024, non riesce a coprire le perdite.
Le immagini satellitari dei depositi russi che si stanno vuotando sono eloquenti.
La Federazione Russa sta colmando le lacune nelle sue scorte di artiglieria e proiettili con forniture provenienti dalla Corea del Nord, che a loro volta non dureranno più di un anno e mezzo di azione militare, dato il ridotto potenziale industriale e le ridotte dimensioni delle scorte nordcoreane.
Inoltre, senza una mobilitazione completa, la Russia non ha abbastanza personale per risolvere problemi seri.
Sì, i russi adesso sono vicini a conquistare le intere regioni ucraine di Luhansk e Donetsk, ma ci sono voluti più di tre anni e oltre mezzo milione di morti e dispersi solo per questi territori.
In media, questo anno, la Russia recluta 35-37 mila soldati a contratto al mese.
Ciò copre a malapena, ma sovente non lo fa, le perdite mensili irrecuperabili, ovvero non permette di accumulare riserve per svolgere azioni decisive oltre a quelle di prassi.
In una situazione come quella descritta, chi e perché potrebbe volere un'escalation del conflitto militare?
Un leader autoritario, potrebbe, ad esempio.
Un mentecato, potrebbe.
Più precisamente, uno che crede nel suo ruolo di agente messianico che lotta contro l'Occidente collettivo e considera i suoi oppositori di questo Occidente come dei deboli, dei codardi e dei chiacchieroni.
Ancora più precisamente, uno che impersona un leader autoritario, o il Politburo che lo istruisce.
Anche secondo gli ufficiali russi "più adeguati", non ha funzionato bene con l’Ucraina, la cui invasione è stata preparata male.
Ecco allora che per la Russia è necessario ottenere la vittoria da qualche altra parte.
Nei vertici del potere russo, l'Ucraina non è un attore indipendente, ma una burattino nelle mani di Germania, Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti.
Purtroppo, per gli ideologhi e strateghi del Cremlino, il "burattino" ha dimostrato di essere un nemico motivato, abile e malvagio, che non può essere sconfitto molto facilmente.
Inoltre, stanno diminuendo le risorse russe per continuare una lunga guerra contro questo “burattino”.
Ciò significa che la Russia deve cercare di colpire chi, secondo loro, tira i fili del burattino, soprattutto perché dopo l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, gli Stati Uniti sono in qualche modo usciti, o almeno si sono allontanati, dallo "Occidente collettivo".
Secondo i leader politici russi, la NATO è in crisi perché Trump non vuole sostenere l'Alleanza a spese degli Stati Uniti e è più propenso a ridurre la partecipazione degli Stati Uniti alla NATO che ad aumentarla.
Dal punto di vista dei vertici russi, l’Ucraina non è un soggetto: lì non c'è nessuno con cui negoziare.
I fatti dimostrano che non importa quanto essa venga bombardata, non importa quante città e villaggi vengano distrutti e quante persone uccise, tutto questo non darà alla Russia alcuna carta vincente per affrontare l'Occidente.
È importante notare che, fino a poco tempo fa, lo “scontro con l’Occidente” non era percepito in Occidente come il vero movente delle azioni di Putin, ma il leader russo era considerato, e molti lo considerano ancora (giusto, Donald?) un politico adeguato e ragionevole.
Viene caparbiamente rifiutato di comprendere il ruolo del Politburo, il che è quantomeno ingenuo e superficiale.
Dal 2008 circa in poi, a partire da invasione, attacco e mutilazione della Georgia, il “politico adeguato e ragionevole” vede la sua missione proprio nel respingere quella che per lui è l’aggressione strisciante dell’Europa e degli Stati Uniti.
Lui vede questa aggressione più chiaramente e più spesso di quanto veda i suoi stessi figli.
Considerando le limitate risorse militari che le sono rimaste, la Russia deve trovare un modo per colpire i "burattinai" in modo da spaventarli, ottenere la vittoria significativa che potrebbe ingannare il popolo russo e guadagnare tempo.
È ovvio che è meglio non toccare il “burattino”, perché esso è malvagio e determinato e da quasi quattro anni ha il vizio di colpire forte, cosa che in effetti fa, e bene.
A quanto pare, per la Russia la soluzione consiste nel colpire le parti più deboli dell’Occidente.
Quelle identificate in questo modo dal punto di vista di “Putin”.
Perciò sarà sottoposta e test la prontezza dell’UE e della NATO a partecipare a una guerra di grandi dimensioni che coinvolga paesi membri dell’Alleanza geograficamente più vicini alla Russia e territorialmente più piccoli: Estonia, Lettonia e Lituania.
Per evitare di ritrovarsi nei guai come le è accaduto nel febbraio 2022, la Russia deve prepararsi attentamente.
A tal fine, le opportunità non mancano: non tutti i generali russi sono degli idioti e fra quelli più capaci ve ne sono che hanno esperienza della guerra in Ucraina: Andrei Mordvichev è uno.
Sono ancora disponibili pur modeste risorse di mobilitazione e alcune riserve di armi, ma non dureranno ancora molto.
La combinazione di riserve in continuo esaurimento e del recente colpo inferto dagli ucraini all'aviazione strategica, che già era in difficoltà, costringono la Russia a agire rapidamente: tutto deve essere organizzato, preparato e realizzato entro e non oltre l'estate del 2027, preferibilmente entro l'estate del 2026.
A questo proposito, il piano è quello di radunare un vasto gruppo di truppe, da addestrare e fornire di tutto il necessario durante l'avanzata.
Nelle intenzioni russe, questo dovrebbe essere in grado di risolvere rapidamente i "problemi nei paesi baltici", mantenendo le forze esistenti in Ucraina e congelando quel fronte.
La chiave di tutto è la velocità.
Lo Statuto della NATO stabilisce che i membri dell'Alleanza devono entrare in guerra contro chi attacca un membro dell'Alleanza, se questo ne fa richiesta.
Sulla carta questo sembra una buona idea, ma nella pratica la leadership russa è convinta che gli europei non oseranno rispondere immediatamente.
Infatti, i russi sono convinti che i paesi NATO si consulteranno, delibereranno e dubiteranno fra loro e al proprio interno per diversi giorni.
Nel frattempo i paesi aggrediti sarebbero protetti dalle consuete altisonanti "estreme preoccupazioni".
In tutta onestà, questo è lo scenario più probabile.
In effetti, i politici europei e i generali da cui essi dipendono per le questioni "tecniche" non hanno finora brillato per la correttezza di valutazioni e analisi e per l'efficacia delle scelte intraprese.
E’ completamente saltato il pur vago concetto di “leale collaborazione”.
In sintesi, da ogni lato si guardi alla cosa, sono mancate e mancano analisi corrette, determinazione e coraggio.
Al Cremlino stimano che il tempo dedicato ai dubbi e alle consultazioni possa protrarsi per almeno 3-5 giorni.
Ci sono serie ragioni per pensare che saranno di più, probabilmente una settimana, o 10 giorni, per partorire una risposta che, conoscendo lo standard corrente, sarà zoppa, limitata e parziale.
Data per certa l'assenza degli Stati Uniti, ai politici europei non mancheranno i motivi per dubitare: con tutti i dubbi del caso, la Russia sarebbe pur sempre una potenza nucleare, che molti hanno francamente paura di combattere in modo indipendente.
Molti hanno francamente paura di combattere tout-court, anche se combattere sarebbe il loro mestiere.
L'intero piano russo si costruisce su questo e se funzionerà, sarà proprio per questo.
Secondo le stime militari russe, se adeguatamente preparate e supportate, le operazioni contro Estonia e Lettonia dureranno da 1 a 3 giorni, mentre alla Lituania, che è più grande e ha maggiori risorse e capacità militari, fino a 7-10 giorni.
Si può scommettere che i russi cercheranno di occupare grandi città e capitali nelle prime 24 ore.
Questo non solo per impiantare lì il “mondo russo”, ma anche per "coprire" con la popolazione civile le proprie truppe: gli abitanti del Donbas conoscono questa tattica russa dal 2014, e gli abitanti delle altre regioni ucraine dal febbraio 2022.
Anche se i leader europei della NATO decidessero di entrare nel conflitto, la prospettiva di lanciare missili e bombe su Tallinn, Riga, Vilnius, Kaunas, Daugavpils e altre città causerebbe una temporanea paralisi della volontà: chi vorrebbe assumersi la responsabilità della morte dei civili e della distruzione delle città?
Questi dubbi daranno alle truppe russe qualche ulteriore giorno per reprimere la eventuale resistenza popolare.
Considerando che l'Europa ha al suo interno leader come Orbán e Fico, e che comunque ignavi e pusillanimi non mancano, per l'UE e la NATO il processo di accordo, discussione e decisione quasi certamente sfocerà in conflitti interni, accuse reciproche e totale discordia.
Quando Francia, Germania, Gran Bretagna e forse Italia e Polonia avranno elaborato una posizione comune, i paesi baltici, almeno Estonia e Lettonia, poiché la Lituania ha un esercito più numeroso e pronto al combattimento e un territorio più "difficile", avranno già da un pezzo cessato di esistere come stati indipendenti.
In questo caso i coraggiosi leader europei potrebbero avere nuovi dubbi: vale la pena combattere ora, se i russi hanno già ottenuto ciò che volevano?
Non ha forse senso fare la pace con loro per proteggere, ad esempio, la Polonia?
E si ricomincerebbe da capo...
In alternativa, con tutt'altre prospettive, UE e NATO potrebbero fin d'ora predisporre accordi militari e politici, preparando in tempo di pace tutte quelle iniziative che non sono combattimento diretto: chi fa cosa se...
"Si vis pacem, para bellum".
Va ricordato che Germania, Gran Bretagna, Francia e il capo della NATO Mark Rutte si aspettano un'invasione russa non prima del 2029, in considerazione degli effettivi "stress" e sotto-equipaggiamento in cui versano i reparti militari russi a causa della "avventura" ucraina.
Secondo quelle stime, fino al 2029 UE e NATO hanno il tempo per completare la preparazione a fronteggiare un conflitto su suolo europeo.
Attenzione! Completare, non iniziare a pensarci, come sarebbe la più probabile inclinazione: tanti bla, bla, bla, "sì, vediamoci", "ne abbiamo parlato e ne parleremo ancora".
Avanti così!
La Russia non chiede altro.
Il momento adatto e necessario per espandere la produzione militare europea e aumentare il numero e la capacità di combattimento degli eserciti europei è ieri.
Fare "combattere" gli eserciti europei?
Probabilmente non lo farebbero nemmeno se fosse necessario a difendere il proprio Paese!
Esclusi forse britannici, polacchi, scandinavi e pochi altri.
In un simile scenario, la Russia riuscirà quindi a ottenere nei negoziati la fine degli aiuti militari all'Ucraina, una revisione dei confini della NATO e il riconoscimento come russi di una parte dei territori conquistati in Ucraina.
All'interno della Russia, questo sarà presentato alla popolazione come una grande vittoria, con feste, parate, discorsi e orgoglio nazionale.
Proprio come se fosse veramente vero.
Questa sarebbe una difesa vittoriosa della popolazione russo-fona oppressa dai "nazisti", una mossa per allontanare ulteriormente la NATO dai confini della Federazione Russa, una dimostrazione che l'esercito russo può combattere con successo, una conferma della tesi che in Ucraina tutto è così lento solo perché "ci prendiamo cura dei nostri cari e dei civili".
Ciò garantirà al Cremlino, e a "Putin", il successo e la vittoria che non sono riusciti a ottenere in Ucraina.
Le Forze Armate russe hanno dimostrato in Ucraina la loro incapacità di condurre con successo e rapidità operazioni su larga scala.
Rimane da capire come possano far fronte ai compiti che questo nuovo proposito implica.
Ecco quindi che dove non giungono i meriti russi possono arrivare i demeriti di EU e NATO, che non hanno che da comportarsi come fanno di solito.
EU e NATO potrebbero intervenire, o meglio, non intervenire, o intervenire in modo insufficiente e in ritardo, coadiuvando la Russia a questo fine.
La Russia ha comportamenti immutabili da decenni e la sua capacità di "girare la frittata" non è una sorpresa.
Ciò che sorprende e delude è che i leader politici e militari europei e della NATO preferiscono ignorarlo.
Dovrebbe essere la Russia a essere sorpresa e a nutrire dubbi...
Non sono certo reazioni tiepide, ignavia, accondiscendenza e "estrema preoccupazione" a indurre un russo alla meditazione.
Dopo che ci saremo giocati i paesi baltici, presto, quasi subito dopo, ci sarà chi proporrà di "riabilitare" la Russia.
E' garantito.
Per via della sua "cultura", della moltitudine dei suoi cittadini "repressi", per la quantità degli affari che ci si possono fare e gli innumerevoli vantaggi, per chi?, e altre stupidaggini.
Gli intrallazzatori lo sanno bene e sanno come fare.
La Russia sa come crearsi le amicizie e ricompensa sempre i suoi "amici".